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C’è un angolo di Calabria, tra Stilo e Gerace, dove il mare e la terra si passano il testimone.
I borghi arroccati tra i monti scrutano i loro “gemelli” sulla costa.
Come se le città avessero una doppia anima e fossero separate da un cordone ombelicale di tortuose strade.
Sembra di toccarle quando le vedi brillare dall’alto e invece per raggiungerle bisogna percorrere un rosario di curve che s’arrotola intorno a fiumare e montagne.
Da Stilo, la “città del Sole” di Tommaso Campanella il panorama s’allunga su una piana sconfinata che arriva allo Jonio.
Il luccichio del mare lo si può contemplare in lontananza con tutte le sfumature del blu, per esempio dalle cinque cupolette della Cattolica, millenario tempio bizantino dai mattoni d’argilla ma per conquistare un panorama più ampio bisogna salire l’erta mulattiera che in quaranta minuti porta dal piazzale del cimitero al castello normanno dai possenti torrioni, innalzato a nido d’aquila intorno al mille su una cresta di Monte Consolino.
Da quassù si ha una visione sconfinata: da una parte la piana dello Stilaro, dall’altra l’arido paesaggio roccioso dove il monastero ortodosso di San Giovanni Theristis, popolato da una minuscola comunità di monaci ancora dediti al battesimo per immersione, non è che un puntino stritolato dai monti.
“Tratto dall’articolo Magna cum Laude, pagg. 60-68, Ed. Plein Air Giugno 2014”